venerdì 20 giugno 2008

Sun is shining

"There are only two tragedies in life. One is not getting what one wants, and the other is getting it." - Oscar Wilde

Questo non mi schioda affatto dalla posizione di ignorante cosmico, però ha senso, sembra un po' la stessa cosa che suggerisce quell'antico adagio giapponese che dice di stare molto attenti a quello che si chiede agli dei, perché lo si potrebbe ottenere.
Volevo il caldo, ora fa caldo.
Qui ci sono ventotto gradi all'ombra e un umidità del 120% che sono sicuro mi ricorderebbe da vicino le giungle del vietnam se solo ci fossi mai stato.
Il sole è alto nel cielo e l'afa ha imposto la sua cappa di sovranità su granducato e dintorni.

Le prime ore del giorno sono piacevoli, le scuole hanno chiuso e c'è meno traffico, una brezzolina lieve lieve entra dalla finestra rendendo molto piacevole la mia postazione, un immagine destinata a trasformarsi radicalmente nelle ore successive, con il passare del tempo la temperatura aumenta impietosamente e l'ufficio (arredamento a parte) diviene pian piano un girone infernale, mi sudano le mani la schiena e i pensieri, un bizzarro effetto entropico si abbatte su tutto il lavoro fatto finora, il codice sembra inspiegabilmente contorto e quello che funzionava fino a qualche minuto prima si riempie di bug ed eccezioni, ad aggravare il tutto la maledetta porta seriale decide di smettere di collaborare.
Panico, panico, panico, lucette rosse ovunque, segnali di warning, server che si spengono, mail perse, cani e gatti che vivono assieme, gente che entra ed esce volando, cavallette.

Ah no, è solo ora di pranzo.

Arranco fino all'auris sotto un sole di mezzogiorno in pieno stile Sergio Leone e quando la apro mi accoglie una vampata tipo vento nucleare, pensavo di finire spellato come quella scena in terminator, mi si sono seccati gli occhi.
Tutto merito della mia splendida auto nera che ha solo due difetti: si sporca immediatamente e attira giusto quell'attimo i raggi solari.
Oddio difetti, difetto è un parolone, si chiamano "features" meglio mettere in chiaro.

L'aria entra copiosa dai finestrini abbassati e mentre torno a casa vedo e sento con grande gioia i clichè di questo periodo dell'anno.

Il cielo azzurro (anche se non proprio terso a dirla tutta) senza nuvole.
I campi di grano sotto il sole.
Il profumo di erba tagliata.
Quella testa di minchia con lo scooter rosso che se va avanti a guidare così qualche volta finisce male.
l'aria calda sulla mano fuori dal finestrino.
Gli occhi socchiusi perché quando c'è sole non vedo una ciolla.
Cose così.

Ci sono i campi tra la zona industriale e il centro del paese, una strada dritta li attraversa per il lungo e ad un certo punto c'è un vivaista che coltiva fiori, quando passi di fianco vedi i suoi campi tutti colorati e senti il profumo, si insomma mi rendo conto che sembra un po' un pensiero da culattone, ma cazzo è bello da vedere.
Premo il tasto random sull'ipod e lui tenta di rovinarmi il quadro selezionando la canzone sbagliata su sedici giga di canzoni, ma resisto alla tentazione di farlo volare fuori dal finestrino, anzitutto perché sarebbe un ufo cromato molto costoso e poi perché posso premere di nuovo il tasto random.
Questa volta il figlio di Steve jobs mi caccia fuori i baronetti che cantano Penny Lane e anche se non c'entra veramente niente mi piace e il sound ci sta.

Grazie a Willis Carrier che nel 1911 ha inventato l'aria condizionata, hai reso migliore il mio pomeriggio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

meglio il caldo, molto meglio! Soprattutto rispetto all'aria polare di settimana scorsa