giovedì 18 settembre 2008

The Glad Game

Quando aprì gli occhi si trovò immerso nell'oscurità, senza alcun indizio su chi fosse o perché si trovasse legato mani e piedi a quello che al tatto sembrava un tavolo in legno.
Il panico e l'emicrania lancinante resero arduo il compito di rovistare nella memoria alla ricerca di risposte.
Impossibile determinare dopo quanto tempo ricordò il suo nome e sebbene i postumi della droga stavano via via scomparendo rinvenì solo vaghi, fumosi ricordi della notte precedente.
Tentò disperatamente di forzare le cinghie di cuoio, ma ben presto si rese conto che l'operazione sarebbe stata impossibile perfino se fosse stato nel pieno delle forze e presto abbandonò l'idea.
Dopo un tempo che parve infinito sentì lo scatto di una serratura e la corrente di aria fresca proveniente dalla porta gli regalò degli attimi di sollievo.
Stava per chiedere aiuto e spiegazioni, ma la voce gli morì in gola quando vide il volto della giovane donna che entrò reggendo una lampada ad olio.
In quel preciso istante ogni pezzo del puzzle andò al suo posto, fu tutto chiaro e capì che non ci sarebbe stato nessun aiuto per lui.

«Quindi siete voi»
La giovane donna annuì con studiata lentezza, godendo di quella ammissione.
«Se mi è lecito come...»
«Nell'assenzio»
«Nell'assenzio!» ripetè l'uomo rivolgendo lo sguardo al soffitto colpito dall'improvvisa rivelazione «è ovvio, in modo da coprirne l'odore»
«Il vostro vizio vi ha tradito signor Abberline» aggiunse la donna appoggiando la lampada su un tavolino accanto ad una scatola in legno dall'aspetto costoso.
«Che stupido, che maledetto stupido sono stato!» sbottò l'ispettore in un impeto di rabbia e frustrazione.
«Non siate così severo con voi stesso signor Abberline, voi non siete affatto stupido, al contrario siete fin troppo intelligente ed è proprio il vostro acume che ci costringe qui ed ora, capirete bene che vi siete spinto troppo in la».
«E' finita dunque» disse l'uomo con amara rassegnazione.
la donna lasciò volontariamente in sospeso la risposta mentre con fare impeccabile si accomodò sulla poltrona davanti al tavolo.
«Non vedo soluzioni compatibili con la sopravvivenza di entrambi signor Abberline» aggiunse con voce neutra.
«Tuttavia vi rispetto e non è certo mia intenzione negativizzare più del necessario questo nostro ultimo incontro, immagino abbiate delle domande»
«Ditemi! avevo visto giusto? Snow, Pendleton, Nancy, il dottor Chilton e l'uomo in Parker street erano opera della stessa mano, eravate, mio dio! eravate voi!»
«E' un peccato che lo abbiate realizzato solo ora, sarei stata a mio modo lusingata se foste stato voi a mettermi in scacco, ebbene si le persone sulla vostra lista sono state tutte mie ospiti signor Abberline, tuttavia mi insultate non citando la mia opera migliore»
«Vi riferite a Miss Harrington»
«...Zia Polly era simile a voi, così intelligente e acuta tanto da essere quasi giunta alla verità» lo sguardo della donna divenne vitreo, assente visualizzò il passato, per un attimo parve provare sentimenti.
«Ho tentato di spiegarle il mio punto di vista mentre ...lavoravo su di lei, ma dubito abbia compreso pienamente, è un peccato, dopotutto lei era la principale artefice di quello che sono ora, ma forse con voi avrò maggiore fortuna»
«Tutto questo è assurdo, ma perché, perché?»
«Perché? La banalità della vostra domanda mi sorprende, non vi nascondo che da un uomo come voi mi sarei aspettata maggiore sensibilità, dopo l'oppio il "perché" è la vostra maggiore ossessione signor Abberline»
«Non mi avete risposto»
«Non è così incredibilmente palese? l'orfanotrofio mi ha creato, zia Polly mi ha creato, la cosidetta gente per bene, le assicuro che ognuno ha contribuito a proprio modo.
Vede uno dei pochi principi universalmente validi è che ad ogni azione corrisponde una reazione signor Abberline, hanno abusato e prosciugato ogni scintilla di vitalità e ottimismo di una bambina e ora che la bambina è cresciuta ha restituito loro il favore e si è ripresa il suo ottimismo a suo modo»
«Ma... è impossibile! Avete perduto il lume della ragione! Voi siete pazza Pollyanna!»
«Oh no signor Abberline non impossibile, inevitabile e vi assicuro che non sono affatto pazza, al contrario sono perfettamente lucida e ve lo dimostrerò tra breve»
la donna raggiunse il tavolo laccato e con morbosa lentezza fece scattare le serrature in ottone della pesante scatola di legno, poi altrettanto lentamente aprì le paratie rivelando una collezione di ferri chirurgici maniacalmente ordinati sul velluto cremisi.
Pollyanna rivolse ad Abberline uno sguardo languido, le sue dita indugiarono in un gioco osceno sugli strumenti chirurgici fino a fermarsi sull'impugnatura di un lungo coltello per amputazioni.
Le labbra della donna si schiusero in un sorriso senza gioia.
«Ora facciamo il gioco della felicità»

4 commenti:

whites.TM ha detto...

Devi proprio odiarla Pollyanna eh??

Non dirmi che anche tu guardi "DEXTER"!!!

(cavolo, è inquietantemente affascinante come serie...)

Anonimo ha detto...

e il povero Ponpon???

Unknown ha detto...

@Whi: Pensavo di odiare Pollyanna, ma in realtà ho capito di essere semplicemente invidioso del suo stile di vita.
Ps. Dexter è una serie spettacolare.

@Ste: Pon pon non me lo ricordo nel libro, ma in effetti nel cartone spaccava i maroni pure lui... hm...
Ok facciamo così, in un angolo della stanza c'è una colonnina in legno finemente lavorata sulla quale sta appoggiata una campana di vetro con dentro pon pon impagliato.

[KabOOm] ha detto...

Va bè dai Abberline voleva una plastica facciale e adesso l'avrà gratis... guarda il bicchiere in fondo in fondo è mezzo pieno! :D